Caro lettore
prendi quest'articolo come un caffè. Ristretto, in tazza fredda, macchiato, in vetro, come preferisci tu. Non aspettarti bustine di zucchero sul bancone, devi mandarlo giù amaro che ti piaccia o no, senza aspettare che si raffreddi un po'. Deve arrivarti bollente, anche a costo di violentare la sensibilità della tua lingua.
Volevo scriverti già da diversi giorni, ma non riuscivo a trovare le parole giuste per fare questa
chiacchierata con te e, come spesso accade quando parlo della mia terra, ti scrivo dal lontano Veneto.
Avrai sicuramente notato che il titolo è rivolto proprio a te. Ora non fare il solito errore di ripassare mentalmente il tuo curriculum civile e dire: "io mi sono impegnato in questa battaglia", "io c'ho messo la faccia per questa causa", calma. Qui non si parla di me o di te, qui si parla di una città, di una terra.
E' l'indifferenza a mangiare questa terra. Dimenticati del fumo che vedi alzarsi su come una nuvola che non se ne va, dimenticati della polvere nera sul tuo terrazzo o sui grappoli d'uva che guardi sconsolato mentre fai footing la domenica mattina, dimenticati anche delle rapine, dei proiettili sulle saracinesche, delle auto che prendono fuoco, dimenticati di tutto questo. Perché questo breve elenco è fatto di conseguenze, ma la causa è l'indifferenza. La madre di tutto.
Caro lettore, io non so se tu appartieni a questo o quel club, a questo o quel partito, a questa o
quell'idea. Io di te non so nulla, magari non arriverai nemmeno a questa riga e smetterai di leggere prima. Magari ti appassiona molto di più la prevendita della discoteca, il rigore regalato, l'arbitro cornuto, il fotografare qualsiasi cazzo di momento anzichè viverlo, ti piace l'immagine e il vivere senza troppi pensieri, ti piace... ti piace... ti piace.
Ora guarda quei proiettili sulle saracinesche, entra in un reparto di oncologia, guarda quel
bambino che ha l'asma e non potrà tirare due calci ad un pallone contro un garage, ma sarà costretto a guardare gli altri bambini mentre è seduto da solo su una panchina. Fai queste fotografie rinunciando almeno una volta di far vedere la tua faccia al mondo.
Questi scatti non sono altro che la tua indifferenza, ti sta mangiando dentro e non te ne accorgi. Sulla tua indifferenza vengono realizzate le fondamenta di un sistema marcio che non conosce l'amore.
Sulla tua indifferenza Brindisi si ritrova ad avere una classe politca che non rappresenta la sua
bellezza, quella che potresti vivere in prima persona. Burattini che rinviano, non ascoltano,
giustificano le loro non-scelte appellandosi al cavillo, al tecnicismo, al giustificare ad oltranza. Se tu sei innamorato di una persona o di un posto fai una scelta e la difendi per amore. Gran parte della politica brindisina non è innamorata di Brindisi, ma del potere che ha sulla città e te ne rendi conto dall'ipocrisia delle loro facce. Immagina, caro lettore, quanto sarebbe bello sentire questo discorso dal proprio sindaco: "miei concittadini, io amo Brindisi e non voglio più carbone e veleni che ammazzino la bellezza della città e di chi ci abita. So di avere una multinazionale di fronte, non sarà facile sconfiggerla e forse neanche ci riusciremo, ma questa battaglia la sento mia e voglio che sia di tutta la città, di chi la ama veramente".
Con la tua indifferenza questi discorsi saranno sempre più lontani per lasciare spazio a molti
trucchetti. Ne vuoi sapere qualcuno?
"Volete dire no a tutto, ma non date risposte sulle persone che perderebbero il lavoro". Capisci caro lettore? Vogliono creare la guerra tra di noi per sentirsi immuni dalle loro responsabilità. Non hanno un minimo di cultura storica, dimenticano che la Puglia (e ancor più il Salento) è il motore agricolo del Meridione, dimenticano che tutto il mondo chiede la dieta mediterranea che solo noi sappiamo offrire nelle migliori condizioni. Dimenticano la bellezza che fa del Salento una delle migliori attrazioni turistiche d'Italia, dimenticano. Non sanno o vogliono non sapere. Si vantano di finanziare la cultura e si vergognano di parlare in dialetto, tutto questo sulla tua indifferenza.
Volevo scriverti già da diversi giorni, ma non riuscivo a trovare le parole giuste per fare questa
chiacchierata con te e, come spesso accade quando parlo della mia terra, ti scrivo dal lontano Veneto.
Avrai sicuramente notato che il titolo è rivolto proprio a te. Ora non fare il solito errore di ripassare mentalmente il tuo curriculum civile e dire: "io mi sono impegnato in questa battaglia", "io c'ho messo la faccia per questa causa", calma. Qui non si parla di me o di te, qui si parla di una città, di una terra.
E' l'indifferenza a mangiare questa terra. Dimenticati del fumo che vedi alzarsi su come una nuvola che non se ne va, dimenticati della polvere nera sul tuo terrazzo o sui grappoli d'uva che guardi sconsolato mentre fai footing la domenica mattina, dimenticati anche delle rapine, dei proiettili sulle saracinesche, delle auto che prendono fuoco, dimenticati di tutto questo. Perché questo breve elenco è fatto di conseguenze, ma la causa è l'indifferenza. La madre di tutto.
Caro lettore, io non so se tu appartieni a questo o quel club, a questo o quel partito, a questa o
quell'idea. Io di te non so nulla, magari non arriverai nemmeno a questa riga e smetterai di leggere prima. Magari ti appassiona molto di più la prevendita della discoteca, il rigore regalato, l'arbitro cornuto, il fotografare qualsiasi cazzo di momento anzichè viverlo, ti piace l'immagine e il vivere senza troppi pensieri, ti piace... ti piace... ti piace.
Ora guarda quei proiettili sulle saracinesche, entra in un reparto di oncologia, guarda quel
bambino che ha l'asma e non potrà tirare due calci ad un pallone contro un garage, ma sarà costretto a guardare gli altri bambini mentre è seduto da solo su una panchina. Fai queste fotografie rinunciando almeno una volta di far vedere la tua faccia al mondo.
Questi scatti non sono altro che la tua indifferenza, ti sta mangiando dentro e non te ne accorgi. Sulla tua indifferenza vengono realizzate le fondamenta di un sistema marcio che non conosce l'amore.
Sulla tua indifferenza Brindisi si ritrova ad avere una classe politca che non rappresenta la sua
bellezza, quella che potresti vivere in prima persona. Burattini che rinviano, non ascoltano,
giustificano le loro non-scelte appellandosi al cavillo, al tecnicismo, al giustificare ad oltranza. Se tu sei innamorato di una persona o di un posto fai una scelta e la difendi per amore. Gran parte della politica brindisina non è innamorata di Brindisi, ma del potere che ha sulla città e te ne rendi conto dall'ipocrisia delle loro facce. Immagina, caro lettore, quanto sarebbe bello sentire questo discorso dal proprio sindaco: "miei concittadini, io amo Brindisi e non voglio più carbone e veleni che ammazzino la bellezza della città e di chi ci abita. So di avere una multinazionale di fronte, non sarà facile sconfiggerla e forse neanche ci riusciremo, ma questa battaglia la sento mia e voglio che sia di tutta la città, di chi la ama veramente".
Con la tua indifferenza questi discorsi saranno sempre più lontani per lasciare spazio a molti
trucchetti. Ne vuoi sapere qualcuno?
"Volete dire no a tutto, ma non date risposte sulle persone che perderebbero il lavoro". Capisci caro lettore? Vogliono creare la guerra tra di noi per sentirsi immuni dalle loro responsabilità. Non hanno un minimo di cultura storica, dimenticano che la Puglia (e ancor più il Salento) è il motore agricolo del Meridione, dimenticano che tutto il mondo chiede la dieta mediterranea che solo noi sappiamo offrire nelle migliori condizioni. Dimenticano la bellezza che fa del Salento una delle migliori attrazioni turistiche d'Italia, dimenticano. Non sanno o vogliono non sapere. Si vantano di finanziare la cultura e si vergognano di parlare in dialetto, tutto questo sulla tua indifferenza.
Sono quelli che "un palazzetto nuovo è la priorità", mentre gli ospedali non reggono.
Pensaci bene: la natura è stata talmente tanto generosa con noi da offrirci una campagna splendida e un mare che toglie il fiato, un mix unico in tutta Italia. Noi siamo stati talmente intelligenti (grazie a quintali di indifferenza) da abbandonare le campagne e andare a lavorare per Enel e per l'Ilva di Taranto devastando il paesaggio e rinunciando al turismo.
Ricordo quel mio amico di Vicenza, un pomeriggio d'Agosto. Era tardi per andare in spiaggia sullo Ionio e ci spostammo a Torre San Gennaro. Bastò poco, quell'attimo necessario per girare la testa verso sinistra, vedere la centrale e sentirsi dire: "Andrea mi hai portato a Chernobyl?". Di colpo la cena del giorno prima a base di friselle, olio d'oliva, pomodorini, mozzarelle, rucola e fiumi di elogi per la mia terra venivano spazzati via.
Ed è tutta colpa dell'indifferenza se la medaglia della nostra terra ha un lato buio e oscuro che ci fa vergognare e non ci fa reagire.
C'è un bambino che in questo momento sta guardando i suoi amici giocare, non può correre insieme a loro e resta fermo lì a guardare. Solo a guardare.
Pensaci bene: la natura è stata talmente tanto generosa con noi da offrirci una campagna splendida e un mare che toglie il fiato, un mix unico in tutta Italia. Noi siamo stati talmente intelligenti (grazie a quintali di indifferenza) da abbandonare le campagne e andare a lavorare per Enel e per l'Ilva di Taranto devastando il paesaggio e rinunciando al turismo.
Ricordo quel mio amico di Vicenza, un pomeriggio d'Agosto. Era tardi per andare in spiaggia sullo Ionio e ci spostammo a Torre San Gennaro. Bastò poco, quell'attimo necessario per girare la testa verso sinistra, vedere la centrale e sentirsi dire: "Andrea mi hai portato a Chernobyl?". Di colpo la cena del giorno prima a base di friselle, olio d'oliva, pomodorini, mozzarelle, rucola e fiumi di elogi per la mia terra venivano spazzati via.
Ed è tutta colpa dell'indifferenza se la medaglia della nostra terra ha un lato buio e oscuro che ci fa vergognare e non ci fa reagire.
C'è un bambino che in questo momento sta guardando i suoi amici giocare, non può correre insieme a loro e resta fermo lì a guardare. Solo a guardare.
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