Fanno finta di non accorgersi che almeno 6 milioni di italiani
continuano ad ammalarsi e morire nei siti di interesse nazionale, nella
totale indifferenza dei decisori politici. Per questo abbiamo scritto ai
Ministri di salute e ambiente:
Al Ministero della salute
Gabinetto del Ministro
pc al Ministero dell'Ambiente
Oggetto:
mancato trasferimento in sanità pubblica dei risultati degli studi
SENTIERI e conseguente richiesta di integrazione del Piano della
Prevenzione (2014-2018).
La lettura congiunta dei risultati degli studi SENTIERI, un cui
ulteriore sviluppo è stato recentemente pubblicato sulla rivista
Epidemiologia e Prevenzione (Marzo – Aprile 2014) e del Piano della
Prevenzione 2014-2018 evidenziano, a giudizio delle società scientifiche
e degli altri firmatari della presente, il mancato trasferimento in Sanità Pubblica delle importanti indicazioni provenienti da tali studi.
Lo
sconcerto che questo mancato trasferimento crea in quanti come noi sono
impegnati nel promuovere il principio di precauzione e la prevenzione
primaria, deriva dal fatto che, nei Siti di Interesse Nazionale, almeno
6 milioni di persone sono esposte da 40-50 anni agli effetti patogeni
di sostanze nocive per la salute immesse nell'ambiente da produttori di
rischio non adeguatamente controllati dalle competenti istituzioni: gli studi SENTIERI evidenziano come questa esposizione, conformemente alle attese, abbia effettivamente dato luogo a gravi e diffusi danni alla salute degli esposti: molte persone si sono ammalate e sono morte e molte altre si ammaleranno e moriranno!
Tutto questo fa sorgere la seguente domanda: ci sono,
anche alla luce dello sviluppo delle conoscenze sulle relazioni tra
ambiente e salute (vedi l'enorme letteratura disponibile su epigenetica e
interferenti endocrini), validi motivi scientifici per attendersi
che persone esposte a tossici noti non si ammalino o non muoiano e
quindi per non attivare appropriati interventi di sanità pubblica?
Purtroppo la lettura del Piano della prevenzione 2014-2018 nella versione attuale per quanto riguarda la prevenzione primaria ed i rapporti tra ambiente e salute è veramente desolante:
non vi è alcun accenno alla necessità di avviare opportune e incisive
attività di prevenzione primaria nei territori in cui insistono i SIN,
mentre i riferimenti scientifici su cui viene impostata la prevenzione
primariae quella oncologica appaiono obsoleti.
Di
più: a nostro avviso, l'approvazione del Piano della Prevenzione nella
sua attuale versione, comporterebbe l'affermarsi nella pratica di un
modello di "sanità pubblica" in cui si osservano gli effetti sulla
salute di popolazioni lasciate vivere per decenni in condizioni di
inquinamento ambientale noto per la sua dannosità, limitandosi a verificare se al loro interno si determini un eccesso di malattie e morti, senza poi intervenire, lasciando che gli esposti continuino a subire gli effetti di un inquinamento ambientale noto, prevenibile e non prevenuto e
la persistenza di un intollerabile danno sanitario, ponendo così in
essere una anti-etica discriminazione sociale nei confronti di chi vive
in aree a rischio minore o non a rischio.
Per tali
motivi riteniamo improponibile per le popolazioni esposte, non etico per
gli operatori della sanità pubblica e del tutto inappropriato per il
funzionamento del Servizio sanitario nazionale, un Piano Nazionale della
Prevenzione 2014-2018 che non affronti il problema di trasferire in sanità pubblica le indicazioni provenienti dagli studi SENTIERI,
attraverso un percorso programmatico concertato, partecipato e
orientato dalle conoscenze disponibili in letteratura, dando luogo,
seppur con enorme ritardo, all'avvio di un processo di mappatura in
ciascun SIN dei rischi realmente presenti e delle iniziative di
prevenzione primaria adottate o ancora da adottare.
A
tal fine è indispensabile potenziare e orientare l'attività dei
Dipartimenti di Prevenzione delle Unità Sanitarie Locali, cui spetta il
compito istituzionale di “garantire la tutela della salute, prevenzione
delle malattie e della disabilità, miglioramento della qualità della
vita” (D Lgs 502/92 e succ. mod, art 7-bis,comma 1) e di “promuovere
azioni volte ad individuare e rimuovere le cause di nocività e malattia
di origine ambientale, umana e animale” (ibidem, art. 7-bis, comma 2).
È,
inoltre, necessario attuare interventi per favorire le indispensabili
interazioni con il sistema delle Agenzie Regionali per l'Ambiente, altro
terreno su cui si registrano diffuse inadempienze.
Nel
segnalare il grave vulnus che, in assenza di tale iniziativa, verrebbe
inflitto al diritto alla salute degli almeno sei milioni di esposti che
vivono nei SIN (un decimo della popolazione italiana), i firmatari della presente chiedono l'apertura di un tavolo di lavoro che
preveda la partecipazione di loro rappresentanti, per integrare gli
indirizzi operativi previsti nell’attuale versione del Piano della
Prevenzione 2014-2018, mettendo a disposizione, ove necessario, le
competenze scientifiche presenti.
Ringraziando
per l'attenzione, restiamo in attesa di vostre determinazioni in
relazione alla richiesta da noi avanzata a difesa del diritto alla
salute degli esposti nei SIN.
Distinti saluti.
I firmatari
Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia
Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri
Gruppo di lavoro FNOMCeO su "Professione, Salute e Ambiente, Sviluppo Economico"
Slow Medicine
Società Italiana di Medicina Generale – SIMG
Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia
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Tel:0575-22256 - Fax: 0575-28676
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