In questi giorni, in città, si è diffusa la notizia che la Centrale Edipower di Costa Morena non ha rinnovato le commesse per la fornitura di Carbone e, pertanto, se ne è paventata una sua prossima chiusura. Ciò avviene in concomitanza con il passaggio della proprietà al gruppo A2A. Una società i cui azionisti di controllo sono il Comune di Milano e il Comune di Brescia, e, che opera nel settore Energia, Gas, Rifiuti ed Acqua.
Il capo degli industriali locali: Marinò, ha colto la palla al balzo per lanciare l’idea di una conversione della Centrale a Carbone in Inceneritore con recupero energetico (Termovalorizzatore), di rifiuti sia pure trattati (CDR). Anzi, ha fatto di più proponendo di bruciare in questo “futuro” impianto, oltre ai rifiuti nostri anche quelli di Napoli che oggi vengono trasportati ad Amsterdam.
Crediamo, aldilà della smentita ufficiale: “voleva essere una provocazione”, che egli si sia fatto invece un calcolo logico. Poiché un inceneritore per essere economicamente sostenibile deve bruciare a regime 200 mila tonnellate di rifiuti, nel caso di Brindisi, dopo aver bruciato le 40 mila circa prodotte in città si passerebbe a bruciare i rifiuti degli altri con gran guadagno economico di chi gestirà questo lucroso business.
Quindi tutto bene!! E invece NO.
Purtroppo, si sottace che nel processo di combustione vengono prodotti: gas, diossine, metalli pesanti e polveri sottili altamente dannosi per l’uomo perchè inquinano aria, acqua, terreni.
Studi epidemiologici, anche recentissimi, condotti in Paesi sviluppati e basati su campioni di popolazione molto vasti, evidenziano una correlazione forte tra patologie tumorali (sarcoma) e l’esposizione a diossine derivanti da inceneritori e attività industriali.
Non a caso, in Italia, nell’art. 216 del testo unico delle leggi sanitarie, gli Inceneritori sono classificati come fabbriche insalubri di prima classe e come tali “Debbono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni” (D.M. 5/9/94 –Elenco delle industrie insalubri; R.D. 1265/1934 Testo unico delle leggi sanitarie).
Su questa vicenda invitiamo, pertanto, la classe politica e i cittadini ad esprimersi sullo sviluppo che vogliamo, per evitare che la città Brindisi diventi “La pattumiera d’Italia” e non solo metaforicamente, con tutto quello che ciò comporta in termini di morti e malattie (non dimentichiamo che nel nostro territorio esistono già una Mega-Centrale a Carbone a Cerano e un importante Polo Chimico, entrambi con grossi problemi di inquinamento ambientale).
Pensiamo, quindi, che la chiusura dell’impianto a Costa Morena con l’avviamento dei lavori di smantellamento e bonifica del sito, debbano diventare occasione di lavoro per molti anni, anche per quelle maestranze che ci lavorano dentro e, al termine dei quali si potrà restituire Costa Morena al Porto di Brindisi finalmente disponibile per lo sviluppo di attività portuali oggi impedite.
Riteniamo, infine, che le Autorità amministrative debbano porre maggiore attenzione al ciclo dei rifiuti, che deve essere basato su una strategia Rifiuti Zero, impostata su una comunicazione capillare fatta casa per casa, ove possibile anche con incentivi economici, per convincere i cittadini a fare la Raccolta differenziata, con realizzazione di impianti di compostaggio per la frazione umida-organica e riciclo e riuso di materiali quali il vetro, la plastica, la carta e cartone. Tale gestione del ciclo dei rifiuti rappresenta una opportunità di sviluppo e lavoro per la nostra città.
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