Dopo le dichiarazioni di Assennato sui dati "rassicuranti" dell' incidenza di tumori su Brindisi rispetto a Taranto e Lecce, i componenti del gruppo studio rispondono con una nota al direttore di Arpa Puglia.
“Sono dati davvero così rassicuranti?” si chiede Maurizio Portaluri, il
direttore del reparto di Radioterapia del “Perrino” di Brindisi e componente del gruppo di studio istituito la scorsa estate al
Comune per produrre una relazione sullo "stato di salute" della città di
Brindisi, comprensivo di una accurata analisi ambientale.
“La presentazione della nostra relazione – scrivono – è stata
largamente occupata dall’annuncio da parte del professor Assennato,
nella sua veste di coordinatore scientifico del Registro Tumori
Pugliese, del completamento del primo anno, il 2006, del registro tumori
di Brindisi. Assennato ha comunicato verbalmente che i dati non
presentano una situazione catastrofica e che l’incidenza dei tumori,
nella provincia e nel capoluogo, è inferiore a quelle di Lecce e
Taranto”.
“Ad eccezione dei tumori linfomi non Hodgkin (sia tra i maschi sia
tra le femmine) e dei tumori al seno e all’utero per cui a Brindisi si
registrerebbe un eccesso rispetto alle altre due province. Quest’ultimo
dato conferma la necessità espressa dal Gruppo di lavoro di dotarsi
urgentemente di un registro tumori”. Sin qui, nulla da ridire. Se non ci
fossero altri campanelli d’allarme su cui concentrare l’attenzione.
“La relazione del gruppo di lavoro passa in rassegnauna serie di dati
sanitari per nulla rassicuranti. Ci riferiamo in particolare
all’articolo appena accettato per la pubblicazione sull’eccesso di
malformazioni congenite dal 2001 al 2010 e all’articolo sugli incrementi
di ricoveri e decessi in corrispondenza di un aumento, persino nel
range di normalità, di inquinanti rilevati dalle centraline”, si legge
nel documento.
“Inoltre il gruppo di lavoro ha evidenziato, come peraltro implicito
nel progetto Sentieri dall’Istituto Superiore di Sanità, che studi
condotti su tutta la città mascherano gli effetti sui quartieri più
esposti. Gli eventi sanitari, tumori compresi, devono essere studiati in
funzione della dispersione degli inquinanti industriali. Quando questo è
stato fatto, in due periodi, anche a Brindisi gli effetti si sono
rivelati più intensi a minore distanza dall’aria industriale”.
Ci sono poi i dati emersi da altri studi (che indicano eccessi di
mortalità, per tutte le cause e per vari tumori, riscontrati nei periodi
precedenti) prima del 2006 e la valutazione da effettuare dei dati di
incidenza e di mortalità di varie patologie dal 2006 in poi.
Insomma: “Nel lavoro svolto sono stati riportati anche i dati
dell’inquinamento dei suoli e delle falde acquifere, che indicano, così
come anche rilevato dall’Arpa, una contaminazione grave e generalizzata
dei suoli e della falda freatica soggiacente tutte le aree di proprietà
delle diverse società coinsediate nel petrolchimico. L’inquinamento è
stato riscontrato anche per i suoli e le acque delle altre aree del Sin
(Sito di interesse nazionale). Il gruppo non ha potuto poi occuparsi del
grave problema delle discariche, dell’amianto, dei radionuclidi”.
Quindi non è il caso di escludere che vi sia una emergenza ambientale
a Brindisi, visto il “grave inquinamento del suolo e delle acque”
evidenziato dal Cnr che esige interventi urgenti di bonifica e politiche
per la riduzione delle emissioni. Non è solo dai dati sul cancro,
insomma, che si misura la gravità del rischio cui è esposto un
territorio. Brindisi, secondo gli esperti che si sono più volte
confrontati nel corso dell’estate, corre un pericolo enorme.
Qui sotto
la relazione scaricabile del gruppo di lavoro e gli allegati.
fonte_brindisireport.it
Nessun commento:
Posta un commento