14 dicembre 2012

LA GERMANIA SIGNOR SORGENTI, LA GERMANIA.

Sarebbe meglio non citare completamente quello che scriveva nelle "bagatelle" pre-processo il vice presidente di Assocarboni, Rinaldo Sorgenti, in merito al report della SOMO, definendolo "un'estrapolazione teorica sulla base di concetti generici e fuorvianti"  e consigliandoci di far riferimento a Paesi seri come la Germania. 
Sarebbe meglio non citarlo per evitare di trovarcelo cespugliato in qualche angolo del web pronto a controbattere con una serie di stucchevoli ed interminabili divagazioni sul tema. 
La Germania dicevamo, signor Sorgenti, nello specifico Stoccarda.

La riconversione a carbone dell’impianto di Porto Tolle provocherebbe 85 morti premature l’anno. A dirlo è uno studio dell'Università di Stoccarda, (EcoSenseWeb), sviluppato per la misurazione degli impatti energetici e tarato sulle condizioni specifiche del sito portotollese che Greenpeace ha divulgato lunedì 3 dicembre.
All’indomani della riapertura dell’iter di valutazione dell’impatto ambientale del progetto di riconversione a carbone da parte del Ministero dell’Ambiente (lo scorso 30 novembre), lo studio tedesco stima le ricadute sanitarie di una centrale a carbone nel Parco del Delta del Po e ciò che ne risulta è allarmante. Le previsioni dicono che le emissioni di una centrale a carbone a Porto Tolle, così come la vorrebbe realizzare Enel, determinerebbero 85 casi di morte prematura all'anno.

Le cause? Patologie dell’apparato respiratorio provocate dalle polveri sottili ovvero le Pm2,5 che si disperderebbero nell’aria con le emissioni di ossido di azoto e ossido di zolfo. Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia spiega: “La mortalità prematura determinata dalle emissioni dell'impianto sarebbe più alta anche rispetto a precedenti stime, già realizzate con un metodo dell'Agenzia europea per l'Ambiente e presentate da Greenpeace alcuni mesi addietro”.
Lo studio è stato applicato all’intero parco termoelettrico di Enel e i risultati rilevati sono dati dalla media tra gli anni di vita persi e le morti premature. “In pianura padana - continua Onufrio - ci sono delle particolari condizioni atmosferiche, con un ricambio di aria più basso. Benché una parte del territorio portotollese sia meno popolato della media, bisogna ricordare che le polveri sottili nell’atmosfera si spargono in un raggio di qualche centinaio di chilometri, ecco che anche tra Milano e Bologna le Pm2,5 potrebbero avere un impatto rilevante sulla popolazione”.

Sulle emissioni di Co2 (per le quali a Porto Tolle è previsto un impianto sperimentale di cattura e stoccaggio), invece, Onufrio frena: “Un impianto di questo tipo, benché diversi esempi si siano dimostrati fallimentari, sottrarrebbe energia alla centrale e ne diminuirebbe l’attività”. Infine, per quanto riguarda una eventuale conversione a gas (l’unica ipotesi di utilizzo della centrale di Porto Tolle ammessa da Greenpeace), Onufrio sottolinea: “Il gas è dimostrato che altera il clima ma non provoca danni sanitari diretti ai cittadini”.


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