di Luca Manes
Una decina tra delegati, fotografi e video maker italiani della
«Campagna Solidarietà con le Comunità Ixiles», aderente alla Rete
StopEnel, a febbraio hanno trascorso due settimane in Guatemala per
monitorare le conseguenze di alcuni progetti dell’Enel, tra cui la diga
di Palo Viejo, nel cuore del territorio abitato dalla popolazione dei
Maya Ixiles.
La loro missione sul campo è stata fitta di incontri con esponenti
delle autorità guatemalteche, dell’Alto commissariato delle Nazioni
unite per i diritti umani, con l’ambasciatore italiano, la stessa Enel,
ma soprattutto delle comunità locali, così da poter acquisire
informazioni sui progetti contestati.
Uno dei progetti più controversi è proprio quello della già citata
diga di Palo Viejo, collocato all’interno della Finca San Francisco,
un’immensa piantagione di caffè gestita dall’Agricola Cafetelera Palo
Viejo. La finca appartiene alla famiglia Broll ed è stata messa insieme
nel corso del secolo scorso attraverso la progressiva sottrazione di
terre ai municipi limitrofi, alle comunità indigene e ai contadini.
Ancora oggi i conflitti sulla proprietà della terra sono numerosi.
La delegazione ha potuto riscontrare come l’Enel abbia concordato con
la famiglia Broll una percentuale dell’8,5 per cento sulle entrate
derivanti dalla centrale idroelettrica, ma non intenda accettare la
richiesta del 20 per cento da parte delle popolazioni locali, come
risarcimento per i danni provocati dalla realizzazione dell’opera sui
fiumi e sulle montagne che i Maya abitano da migliaia di anni.
L’attraversamento della Finca non è stato di per sé molto facile, visto
il livello di militarizzazione molto elevato, al punto che la
delegazione a un certo punto è stata «seguita» da un’ambulanza piena di
uomini armati. Purtroppo questa situazione ha fatto sì che gli esponenti
della «Campagna Solidarietà con le Comunità Ixiles» non potessero
verificare in maniera adeguata le conseguenze della diga sull’ambiente.
Quasi paradossale che nell’abboccamento avuto con esponenti dell’Enel, i
funzionari stessi abbiano confermato «le difficoltà di movimento nella
Finca».
Ma i problemi non finiscono qui. Le popolazioni indigene, infatti, hanno ribadito la mancanza di consultazione
da parte dell’azienda – la stessa Enel ha confermato di relazionarsi
solo con interlocutori «istituzionali», non con i rappresentanti Ixiles –
sebbene in questi casi il dialogo con i gruppi etnici presenti sul
territorio sia previsto dalla Costituzione del Guatemala e dalla
Convenzione 169 dell’Ilo (elemento ribadito anche durante l’incontro con
gli esponenti dell’Onu). Nel corso di vari meeting, la delegazione ha
constatato che tale ricco cahier de doleances riguarda anche le opere in
fase di programmazione, come le dighe Xalala,Vega1 e Vega2, HidroIxil e
HidroXacbal.
Le tensioni sociali sono quindi destinate ad aumentare in un’area del
Paese dove, durante i lunghi anni della dittatura e della la guerra
civile terminata solo negli anni Novanta, si è registrato il numero più
alto di vittime.
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